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Introduzione


L’enuresi notturna (pipì a letto di notte) è una problematica presente in molti bambini (fino al 10% in bambini di età compresa tra 6-14 anni), ma solo pochi riescono a parlarne liberamente. La condizione, invece, produce un grave disagio che rende il bambino nervoso ed infelice, e per questo deve essere affrontata, sapendo che sono disponibili diverse strategie terapeutiche ed elevate possibilità di risoluzione.

La completa continenza notturna, nei bambini, viene raggiunta all’età di 5-6 anni, quindi prima di allora non è corretto parlare di enuresi.

E’ dimostrato che l’enuresi ha carattere ereditario, ed è necessario quindi sfatare il luogo comune che attribuisce il problema a disturbi di carattere psicologico. I disturbi psicologici possono invece insorgere consequenzialmente ad un quadro di enuresi, poiché il bambino che ne è affetto subisce una progressiva perdita della stima di sé ed è costretto a limitare la sua vita sociale (trascorrere la notte fuori con amici, compagni, boy scout…).

In molti bambini il problema si risolve, ma in alcuni casi esso permane fino all’età adolescenziale.

Cosa fare dunque dopo i 5-6 anni?

Trattamento dell’enuresi notturna


L’enuresi è un disturbo che denota un ritardo nella maturazione di quei meccanismi che presiedono al controllo notturno delle urine. Questi sono rappresentati da:

Regolazione della secrezione di ormone antidiuretico (ADH): nel bambino può mancare il fisiologico picco notturno di secrezione dell’ ADH con conseguente poliuria notturna assoluta;

Risveglio indotto dal segnale di riempimento vescicale durante il sonno: il bambino enuretico non si sveglia quando la vescica è piena;

Fisiologico incremento con l’età della capacità vescicale: la capacità vescicale del bambino enuretico può non essere adeguata per l’età, si parla in questi casi di poliuria notturna relativa, perchè la diuresi notturna è normale ma la capacità vescicale è inadeguata.

L’anamnesi e semplici osservazioni quotidiane aiutano a capire la causa prevalente dell’EN, per cui è necessario:

  1. quantizzare il fenomeno con un calendario notturno;
  2. confermare che è presente da sempre (una interruzione di 6-12 mesi indica una EN secondaria);
  3. informarsi sulla familiarità (il fatto che un genitore o uno zio abbia avuto lo stesso problema avvalora l’ipotesi di una forma familiare “benigna” ).

Il trattamento è motivato primariamente dal disagio che questo disturbo produce nel bambino.

Il trattamento dell’enuresi prevede:

  •  presa di coscienza di cos’è il problema da parte della famiglia e del bambino, regole comportamentali e training vescicale;
  • farmacoterapia: la desmopressina, analogo di sintesi dell’ADH, è efficace nelle forme poliuriche con un successo globale del 30-50%;
  •  la riabilitazione del pavimento pelvico.

 

Riabilitazione del pavimento pelvico


Essa mira ad ottenere un miglioramento delle condizioni iniziali del bambino, migliorando quindi la sua qualità di vita, e ad aiutare i genitori nell’affrontare e gestire il problema. 

Lo sviluppo delle tecniche riabilitative e l’importanza ad esse attribuita è la conseguenza delle migliorate conoscenze di fisiopatologia dei disturbi vescico-sfinterici dell’età pediatrica. 

In tali disturbi è necessario considerare il complesso vescica-sfinteri-piano perineale nel suo insieme e spiega il perché di procedure uro-riabilitative finalizzate alla conoscenza e capacità di gestione del piano perineale stesso. 

Il fisioterapista specializzato in riabilitazione del pavimento pelvico si avvarrà di alcuni strumenti per approcciare al problema enuresi.

Essi sono:

Fisiochinesiterapia Perineale (FKT): è finalizzata a stimolare la conoscenza, la localizzazione ed il controllo del piano perineale, ed è preliminare al biofeedback. Solo quando il bambino sarà in grado di percepire lo stato del proprio piano perineale e di modificarlo volontariamente, allora potrà combattere le disfunzioni urinarie dalle quali è affetto. Le serie di esercizi vengono effettuate prima sotto il controllo dell’uroterapista e poi di uno dei genitori; infatti l’istruzione degli stessi è parte fondamentale per l’assistenza agli esercizi, che sono indicati anche a domicilio, tutti i giorni, nell’intervallo tra le sedute di uro-riabilitazione. L’abilità dell’uroterapista pediatrico di relazionarsi consente di attuare una FKT anche nei bambini più piccoli che più rapidamente si giovano di questo tipo di approccio perché il loro disturbo non è cronicizzato negli anni. Più difficile può essere ottenere la collaborazione dell’adolescente se non è fortemente motivato.

Biofeedback (BFB): attraverso la visualizzazione della funzione muscolare, rinforza l’azione della chinesiterapia. Diverse tecniche ed apparecchi per il BFB sono disponibili per l’uro-riabilitazione pediatrica, e sfruttano anche giochi computerizzati, al fine di ottenere sempre un maggiore coinvolgimento del bambino nella procedura riabilitativa. Le apparecchiature di BFB prevedono l’utilizzazione di elettrodi per la registrazione dell’attività perineale. Il biofeedbcak viene utilizzato soprattutto nella fase iniziale della terapia riabilitativa per facilitare la percezione e consapevolezza del pavimento pelvico. 

Elettrostimolazione: attraverso elettrodi adesivi di superficie si ottiene un effetto di neuro modulazione e di incremento dell’attività contrattile della muscolatura del pavimento pelvico, che contribuisce al fondamentale ruolo di assicurare la continenza diurna e/o notturna.

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